Autore: Prof. Umberto TarantinoDott.ssa Eleonora Piccirilli

Grazie al supporto del Reumatologo e ad un primo approccio terapeutico multidisciplinare, questa patologia può essere affrontata positivamente 

Chi ne soffre avverte generalmente un dolore muscolo-scheletrico cronico e diffuso, spesso associato a stanchezza persistente, disturbi del sonno, deficit di attenzione e di memoria, problemi di carattere psicologico e relazionale, come ansia o depressione, oltre ad un ampio spettro di altri sintomi.
A livello internazionale si stima che l’incidenza della Fibromialgia sia compresa tra 7 ed 11 casi all’anno ogni 1.000 persone, con una prevalenza generale del 2-8%; colpisce in maggior misura le donne piuttosto che gli uomini e può insorgere a qualsiasi età.

Quali sono le cause

Ad oggi, purtroppo, le cause della Fibromialgia non sono ancora ben definite, tuttavia l’ipotesi più plausibile fa riferimento ad una alterazione dei meccanismi di controllo del dolore a livello del sistema nervoso centrale: questa alterazione amplifica la percezione del dolore in seguito a stimoli di bassa intensità. In particolare, sembra che lo squilibrio riguardi l’asse che coinvolge gli ormoni serotonina e noradrenalina e i recettori per le sostanze oppioidi. Possiamo distinguere una forma primaria di Fibromialgia ed una invece associata ad altre patologie concomitanti di tipo reumatico.

Elementi utili alla diagnosi

Nonostante la presenza di dolore in corrispondenza dei tessuti molli, dei muscoli, dei legamenti e dei tendini, questa patologia si caratterizza per l’assenza di una effettiva infiammazione dei tessuti.
D’altra parte, la diagnosi di Fibromialgia non è facile tantomeno immediata, in quanto la sintomatologia è spesso riferita, appunto, ad un dolore diffuso con assenza di segni documentabili. Non esistono, in altre parole, esami di laboratorio o strumentali specifici che consentano di fare una diagnosi: in accordo con la letteratura scientifica, questo procedimento deve basarsi sui sintomi caratteristici e su alcuni specifici criteri, oltre che sull’esclusione di altre ipotesi diagnostiche.

L’insieme dei sintomi

I sintomi generalmente riferiti dai Pazienti comprendono:

  • dolore cronico diffuso;
  • problemi relativi al sonno;
  • affaticamento;
  • cefalea;
  • dolore facciale;
  • estrema sensibilità al tatto;
  • difficoltà nella concentrazione;
  • sensazione di intorpidimento/formicolio;
  • ansia;
  • depressione;
  • lombalgia;
  • dolore articolare;
  • rigidità muscolare;
  • crampi alle gambe.

Secondo la letteratura i sintomi essenziali e caratteristici si possono riassumere in:

  • dolore cronico e diffuso, descritto come bruciante, pungente, tirante, pruriginoso, tensivo-muscolare;
  • affaticamento con ridotta resistenza alla fatica anche per sforzi minimi;
  • disturbi del sonno con frequenti risvegli notturni e sonno non ristoratore con conseguente facile affaticabilità e sensazione di non aver riposato affatto;
  • disturbi cognitivi come la difficoltà a concentrarsi sul lavoro o sullo studio e perdita di memoria a breve termine.

Escludere ulteriori patologie

L’esclusione di altre malattie e sindromi può essere ottenuta sulla base di un’anamnesi accurata, dell’esame obiettivo e di un set limitato di esami di laboratorio, non essendo la Fibromialgia caratterizzata da particolari anomalie dei valori ematici o altre alterazioni.
Ne consegue che, per una persona affetta da questa patologia, possono trascorrere in media più di due anni prima della diagnosi, dovendo affrontare almeno tre differenti visite specialistiche e ulteriori esami. Le principali patologie rispetto alle quali effettuare una diagnosi differenziale sono: l’Artrite reumatoide, il Lupus sistemico eritematoso, la Polimialgia reumatica, la Polimiosite, la Spondiloartrite, l’Ipo o l’Iperparatiroidismo e infine la Neuropatia.


Pagina precedente 1/2 Pagina successiva »