Autore: Dott. Mario BarbariniDott.ssa Roberta BarachettiDott.ssa Elisabetta Villa

La Displasia dell’anca è una patologia che, se riconosciuta e trattata tempestivamente, è risolvibile senza lasciare danni 

Durante la vita intra-uterina lo scheletro del bambino, e insieme a questo le articolazioni e in particolare le anche, compiono una serie di modificazioni fino ad arrivare alla conformazione definitiva. Durante questo percorso evolutivo, in alcuni casi, possono insorgere anomalie nello sviluppo dell’anca. La casistica è ampia ma fondamentalmente consiste in un’alterazione della conformazione e dei rapporti tra la testa del femore e l’acetabolo, che è la cavità in cui si articola la testa del femore. In questi casi si tratta di Displasia congenita dell’anca o Displasia evolutiva dell’anca.

Il processo di modellamento

Già all’ottava settimana di gestazione l’anca è formata e i rapporti articolari sono corretti. Durante le prime 6 settimane di vita l’acetabolo ha ancora un’ampia possibilità di modellamento, che si riduce parzialmente tra la 6a e la 12a settimana di vita, per divenire minima dopo la 16a settimana. Se in questo periodo la testa femorale si trova correttamente posizionata nell’acetabolo, la maturazione dell’anca avviene in maniera normale: questo è pertanto il periodo in cui è necessario intervenire in caso di riscontro di Displasia dell’anca. Se i rapporti tra la testa femorale e l’acetabolo sono alterati, e questa situazione non viene precocemente corretta, si assisterà invece ad una evoluzione verso una condizione patologica permanente. È importante sapere che le anche con segni ecografici minori di anormalità evolvono verso una normalizzazione spontanea entro 4 settimane nel 78% dei casi e addirittura nel 90% dei casi entro 9 settimane.

I gradi del problema

A seconda dell’alterazione dei rapporti articolari si determinano diverse condizioni patologiche caratterizzate da:

  • sublussazione della testa femorale, se questa risulta instabile ma si mantiene entro i confini dell’acetabolo;
  • lussazione, se la testa femorale non è più contenuta nel suo alloggiamento naturale e fuoriesce dai confini acetabolari.

La lussazione dell’anca viene a sua volta distinta in due tipologie a seconda si manifesti in età prenatale, spesso associata a patologie congenite, o invece si presenti in neonati sani, sia in epoca prenatale che postnatale.

Cause e incidenza

La causa dell’insorgenza della Displasia dell’anca è a tutt’oggi poco nota, alla base c’è un’origine di tipo multifattoriale. È infatti possibile distinguere fattori genetici e meccanici, come la posizione pre e post-natale; altri fattori determinanti possono essere: la presentazione podalica, la storia familiare (rischio aumentato se è presente un parente di primo grado affetto), il peso alla nascita superiore ai 4 kg; oppure fattori ormonali materni che potrebbero favorire un’instabilità dell’anca e l’appartenenza al sesso femminile (il rapporto femmine/maschi è di 8:1). Molto spesso troviamo condizioni associate, come torcicollo congenito, piede metatarso varo, piede torto congenito classico e malformazioni scheletriche a carico degli arti inferiori. Nel 50% dei casi la Displasia dell’anca è bilaterale, quando non lo è, l’incidenza è più frequente a sinistra. L’incidenza nel Centro-Europa è del 2-4%, mentre in Italia è intorno all’1-3%.
La Displasia non correttamente trattata o misconosciuta può portare a disturbi della deambulazione, scarso sviluppo muscolare e lesioni degenerative a carico dell’arto inferiore nella sua interezza.

Screening neonatale

La diagnosi e il trattamento precoce sono fondamentali per ottenere il miglior risultato funzionale possibile. Lo screening precoce consente un trattamento tempestivo della Displasia, evitando le complicanze di una diagnosi tardiva, come Artrite severa fino alla necessità di un intervento di protesi d’anca in età adulta. Più del 94% degli adulti con Displasia dell’anca non trattata presenta, infatti, moderata o severa Osteoartrite dopo i vent’anni.
Lo screening neonatale è fondamentale per evidenziare precocemente le anche patologiche. Prima di tutto è necessario esaminare la storia clinica, indagando su casi analoghi in famiglia e sul decorso della gravidanza. Fondamentale è poi l’esame obiettivo accurato. La manovra di Barlow e di Ortolani sono esami di ulteriore supporto alla diagnosi clinica.


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