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Resilienza, una risorsa preziosa

Autore: Dott.ssa Stefania Cicchiello

La capacità di resistere alle tempeste della vita è un’abilità personale particolarmente utile nel contesto sociale attuale 

La situazione di emergenza legata all’epidemia da Coronavirus ha messo a dura prova le nostre risorse poiché, oltre a dover affrontare qualcosa di imprevedibile, siamo costretti a stravolgere il nostro modo di vivere e non è così scontato riuscire a farlo senza importanti conseguenze a livello dell’equilibrio personale. La capacità di resilienza può essere una risorsa importante ma cerchiamo di capire attraverso una significativa similitudine di che cosa si tratta.

L’esempio del bambù

Il bambù è una pianta cinese dalle proprietà prodigiose e non so se sia mai capitato a qualcuno di voi di osservare il suo comportamento durante la tempesta. Ebbene, esso si piega fin quasi ad appoggiarsi per terra senza rompersi e senza sradicarsi. Per tale motivo simboleggia efficacemente la capacità umana di affrontare le difficoltà dell’esistenza. Il bambù riesce a fare tutto questo perché nel corso dei primi anni di vita non cresce in altezza, ma investe le proprie energie a sviluppare radici ben solide nel terreno e ad irrobustirsi per potersi poi espandere.
Soltanto dopo 4-5 anni incomincia improvvisamente a innalzarsi in modo vigoroso verso il cielo. La sua altezza, a seconda della specie, può arrivare fino a 40 metri. Il contadino che l’ha curato con pazienza e perseveranza, anche quando non sembrava crescere, ha avuto la possibilità di vedere questa meraviglia della natura diventare poderosa e svolgere un ruolo importante per l’ecosistema, liberando molto più ossigeno rispetto ad altri alberi e offrendo le sue qualità nutritive. Per le sue proprietà la pianta di bambù è considerata anche simbolo di rapporti duraturi e augurio di lunga vita.

Quale insegnamento

L’esistenza dell’essere umano può essere paragonata a quella del bambù poiché richiede, allo stesso modo, un investimento a lungo termine di risorse e pazienza per ottenere qualcosa di importante e significativo per poter avviare il cambiamento.
Vi è anche un’altra forte analogia fra il comportamento del bambù e il periodo critico che da mesi stiamo attraversando. Possiamo uscire dall’esperienza di isolamento sociale potenziati e pronti a “innalzarci verso l’alto” in modo vigoroso, similmente alla pianta di bambù, se concepiamo il periodo vissuto come una fase di preparazione nella quale investire del tempo su noi stessi per rinvigorire e coltivare la capacità di resilienza. Un essere umano ha una buona resilienza se, dopo un evento traumatico, ritorna nelle condizioni di vita precedenti rinforzato e, nella migliore delle ipotesi, riorganizzato.

Che cos’è la resilienza

La resilienza è un concetto attinto dall’ambito ingegneristico che indica la proprietà di un materiale di resistere alla rottura e di ritornare nelle condizioni iniziali. In Psicologia si riferisce ad una caratteristica di adattamento presente in ciascuna persona sin dalla nascita, ma molti, crescendo, non riescono sempre a svilupparla e/o a sfruttarla nel migliore dei modi. Quando si è piccoli si è più flessibili verso i mutamenti e meno spaventati dalle imprevedibilità della vita: i bambini si adattano maggiormente e velocemente ai cambiamenti rispetto agli adulti che perdono la flessibilità necessaria per vedere le situazioni con occhi diversi poiché sono spesso condizionati dalle esperienze passate, dai propri schemi abituali e dai pregiudizi sulla realtà.

Il cambiamento come occasione

L’esperienza del Coronavirus molto probabilmente ci sta trasformando e ci sta costringendo a riorganizzarci e ad adattarci, ma rappresenta anche un’occasione per comprendere quali risorse acquisire per migliorare la qualità della nostra esistenza quando riprenderemo totalmente le nostre routine quotidiane.
Ogni cambiamento è caratterizzato contemporaneamente dal desiderio di novità e dalla resistenza ad esso. Alcuni esempi potrebbero essere: l’individuo che pur soffrendo di Asma non riesce a smettere di fumare; il soggetto in sovrappeso che vorrebbe dimagrire, ma non mangia di meno; il cittadino che dovrebbe attenersi alle regole stabilite di distanziamento sociale per ridurre il contagio ma sente un forte richiamo alla socialità; l’individuo che vuole andare al mare o in vacanza pur sapendo di mettere a rischio la propria salute e quella degli altri.
Un soggetto che possiede una buona resilienza è tendenzialmente dotato di alcune caratteristiche che rappresentano dei pilastri importanti per il suo sviluppo: una buona autostima, l’empatia, l’ottimismo, l’efficienza comunicativa, la capacità di “problem solving”, il senso dell’umorismo, la pazienza di saper attendere condizioni più favorevoli per realizzare i propri obiettivi.


L’importanza del contesto sociale

La resilienza di un individuo è, inoltre, fortemente influenzata da fattori esterni come il contesto sociale in cui vive. Ricevere un adeguato supporto sociale e possedere relazioni soddisfacenti, aumenta le probabilità di attraversare gli eventi traumatici con successo. Infatti, i legami sociali si rinsaldano e si creano proprio nei periodi di maggiore difficoltà, come accade al bambù quando intreccia le sue radici con quelle delle altre piante per rafforzarsi e sorreggersi a vicenda.
L’emergenza Coronavirus ha messo a dura prova le fondamenta della resilienza poiché l’individuo, oltre a ritrovarsi ad affrontare qualcosa di imprevedibile e duraturo, è costretto a rapportarsi agli altri con modalità diverse dal solito per non rischiare l’isolamento sociale. L’affetto e l’empatia non si manifestano più attraverso abbracci, baci e strette di mano ma tramite sguardi, parole e azioni.
È noto che il cambiamento, soprattutto se repentino e improvviso, destabilizza e mette alla prova proprio quei rapporti interpersonali che dovrebbero essere alla base del nostro radicamento. 

Un aiuto dalla Mindfulness

Una delle tecniche a cui si può ricorrere per incrementare la resilienza è la Mindfulness.
Le ricerche svolte hanno evidenziato che le pratiche di Mindfulness determinano effetti sul nostro cervello che è un organo che si modifica con l’esperienza (neuroplasticità). La Mindfulness sembra “guidare” i cambiamenti, perché genera una rimodulazione delle reti neurali e incrementa la capacità di essere più resistenti nei confronti dello stress, favorendo così la trasformazione della propria vita.
In particolar modo risulta utile imparare a “decentrarsi” rispetto ai propri pensieri e comprendere che la nostra esistenza non si svolge soltanto nella mente ma anche nel corpo. Per fare tutto questo, per prima cosa, sarebbe opportuno essere maggiormente attenti a se stessi, apprendere sia a riconnettersi con il momento presente sia a tollerare, senza soccombere, i sentimenti spiacevoli al fine di accrescere il processo di resilienza nei momenti di stress.

La pratica dello S.T.O.P.

Pertanto, un esercizio molto semplice di Mindfulness che può supportarci nell’interruzione degli automatismi, durante la giornata, potrebbe essere rappresentato dalla pratica dello S.T.O.P che può essere eseguito in qualsiasi luogo: a casa, in spiaggia, mentre si lavora al pc, in posti isolati o quando si è a contatto con la natura. Come l’acronimo stesso suggerisce, ci sono quattro passi da eseguire:

  • S= Stop, ossia fermati un istante qualsiasi cosa tu stia facendo;
  • T= Take a breath, ossia fai un respiro calmo e profondo e lascia che il tuo corpo prenda l’aria di cui ha bisogno;
  • O= Observe, ossia osserva e diventa consapevole di come stai in quel momento e cosa stai provando nel corpo e nella mente;
  • P= Proceed, ossia procedi a intraprendere un’azione consapevole nel “qui ed ora” per rispondere alla domanda “di cosa ho bisogno adesso?”

Tale esercizio aiuta a smettere di attuare quelle azioni inconsapevoli che ci fagocitano stordendoci, allontanandoci dal momento presente, come per esempio: pensare a lungo, perdere la cognizione del tempo, mangiare tanto, stare intere ore dinanzi al computer o alla televisione, ecc.

Reinventarsi in modo creativo

Quello che sta accadendo è, quindi, un’occasione che contiene in sé infinite possibilità per rigenerarsi, per reinventarsi in modo creativo, per fare i conti con quanto di frustrante è presente nella propria vita e, perché no, potrebbe anche essere il momento buono per effettuare quel cambiamento che tanto desideravamo ma che rimandavamo, pensando che avremmo avuto sempre tempo per attuarlo. L’esperienza vissuta ci fa riflettere sul fatto che non siamo immortali e che la vita è come un viaggio, non importa quanto sia lungo ma come lo compiamo. Pertanto, ci renderemo conto che tutto andrà meglio se, anche noi, ci comporteremo come la pianta di bambù durante la tempesta. Essa, dopo essere stata piegata dal vento, lentamente ma in modo determinato, si riprende e svetta fiera e forte verso il cielo.
Un pensiero buddista dice: “Sii come il bambù, fuori duro e compatto, dentro morbido e cavo. Le sue radici sono saldamente confitte nel terreno e si intrecciano con quelle di altre piante per rafforzarsi e sorreggersi a vicenda. Lo stelo si lascia investire liberamente dal vento e, lungi dal resistergli, si piega. Ciò che si piega è molto più difficile a spezzarsi”.

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