Infertilità e Ambiente, quale relazione?

Autore: Dott. Luigi Montano

Uno studio sull’Infertilità dell’uomo ha messo in luce come l’ambiente in cui si vive agisca in modo determinante sulla fertilità maschile 

Il sistema riproduttivo dell’uomo è particolarmente vulnerabile alle interferenze dell’ambiente, e il liquido seminale maschile sembra rappresentare lo specchio più fedele di quanto l’ambiente e lo stile di vita influenzino la sua salute riproduttiva, oltre che globale. In relazione all’impatto generale che l’inquinamento sembra avere sulla fertilità maschile, infatti, diversi studi hanno dimostrato che negli ultimi 70 anni c’è stata una riduzione della concentrazione spermatica in molti Paesi industrializzati, e che l’incidenza dell’Infertilità maschile ha subìto un drastico incremento, passando dal 7-8% della fine degli anni ’60 al 20-30% dei giorni nostri. Rilievi demografici, inoltre, attestano che a partire dagli anni ‘50 c’è stata una riduzione costante dei tassi di natalità in tutti i Paesi europei. Già uno studio del 1992, del resto, aveva esaminato spermiogrammi di donatori a partire dal 1934 al 1990, documentando l’esistenza di un progressivo peggioramento delle caratteristiche qualitative e quantitative del liquido seminale, passato da 113 Mil/ml nel 1940 a 66 Mil/ml nel 1990.

Salute riproduttiva e qualità ambientale

Lo scorso dicembre si è tenuto a Roma il 1° Congresso Nazionale della Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU), dove abbiamo discusso su temi di grande attualità, come la denatalità e l’impatto dell’inquinamento e dei cattivi stili di vita sulla salute riproduttiva. In questa occasione ho presentato in anteprima i nuovi dati del progetto di ricerca “EcoFoodFertility”, un progetto interdisciplinare e multicentrico di biomonitoraggio umano, nato sui problemi della “Terra dei Fuochi” (N.d.R. la vasta area che si estende in Campania tra la provincia di Napoli e quella di Caserta in cui l’interramento e incendio di rifiuti tossici ha comportato un importante impatto sulla salute della popolazione). Il progetto analizza campioni omogenei per età, BMI (indice di massa corporea) e stili di vita di maschi sani residenti in aree a diversa pressione ambientale. Questo studio, che si sta allargando in diverse aree ambientali critiche d’Italia e d’Europa, è il primo al mondo che utilizza il liquido seminale come chiave di lettura del rapporto Ambiente-Salute, nella sua duplice funzione di spia della qualità ambientale e della salute generale.

EcoFoodFertility e prevenzione

 Lo studio mette al centro della ricerca gli spermatozoi che, per facile reperibilità e alta sensibilità agli inquinanti ambientali, rappresentano dei bioindicatori “ideali” del danno ambientale e sentinelle attendibili dello stato di salute dell’uomo. Si sospetta, infatti, che le sostanze chimiche (quali metalli pesanti, diossine, idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili, pesticidi, bisfenoli, ftalati, e nanoparticolato atimosferico) nell’ambiente e negli alimenti e gli insulti fisici (inquinamento elettromagnetico) riducano non solo qualità e quantità degli spermatozoi, ma modifichino il DNA degli stessi con potenziali effetti negativi per la salute delle generazioni future. Peraltro, la valutazione quantitativa del danno del DNA spermatozoario, con tecniche innovative e recentissime, correlata con la misurazione quantitativa di tossici ambientali nel sangue (e soprattutto nel seme) non ha solo valore diagnostico, ma assume importanza ancora più rilevante come prevenzione primaria, perchédiventa uno strumento di analisi predittiva per patologie ben più gravi.

Il Seme Sentinella

Il liquido seminale, “Seme Sentinella”, può rappresentare dunque uno strumento utile e precoce per valutare con più precisione l’impatto che ambiente, alimentazione e stile di vita hanno sulla salute umana; per poi avviare (in attesa dei tempi lunghi del risanamento ambientale) attività concrete e immediate di contenimento del danno da inquinamento che sono previste nella seconda fase del progetto EcoFoodFertility, in relazione a misure di prevenzione primaria basate su modifiche degli stili di vita e alimentari ed anche in taluni casi utilizzo di cibi funzionali e/o nutraceutici, per favorire la detossificazione naturale (“bonifica”) dell’uomo nelle aree inquinate al fine di salvaguardare la salute riproduttiva e globale. I primi studi sono stati effettuati su 222 campioni di due aree campane ad impatto ambientale alto (Terre dei Fuochi) e basso (Alto-Medio Sele, SA): i risultati, già pubblicati su importanti riviste internazionali, indicavano differenze statisticamente significative in termini di maggior accumulo di alcuni metalli pesanti, di danni al DNA spermatozoario, di riduzione delle difese antiossidanti nel liquido seminale, di alterazioni della motilità spermatica e di maggiore lunghezza dei telomeri (la regione terminale di un cromosoma) spermatici nei soggetti di Terra dei Fuochi rispetto a quelli del Salernitano.


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